Due delle maggiori testate d’America forniranno ai giornalisti alcuni importanti dati: sarà possibile vedere quanto traffico è stato generato dai loro articoli.
A riportarlo è un articolo del The Atlantic. Come anticipa
PrimaComunicazione, i giornalisti riusciranno inoltre conoscere
quante persone hanno cliccato sulla notizia, da dove provengono gli utenti, e per quanto tempo vi si sono soffermati. “Il primo a richiedere l’accesso a questo genere di informazioni
– scrive Lorenza Chini su Primaonline -, è stato il
Washington Post e a seguire il
New York Times. Entrambe le testate lo hanno
annunciato sul Washingtonian Magazine“.
L’internazionale, qualche tempo fa, proponeva una riflessione sul
futuro del giornalismo nell’era del click. Nello specifico questa riflessione partiva da
un post di David Carr, columnist del New York Times ed esperto di mezzi d’informazione. Carr si chiede come cambieranno i giornali, i giornalisti e le notizie in un mondo in cui sempre di più i giornalisti sono
pagati in base al traffico e alle pagine viste che producono.
“Il meccanismo del pagamento in base dei clic è solo all’inizio – ha detto Minda Zetlin, presidente dell’American society of journalist -. Non è certo una manna per i giornalisti, almeno finora. Ma in fondo c’è un valore positivo nell’imparare alcune buone pratiche e capire da dove arriva il traffico”, continua Zetlin.
Di seguito due esempi di tariffe in vigore fino allo scorso anno in alcuni quotidiani in cui vige il pagamento per click
- The street: un collaboratore che avrà 60mila pagine viste a settimana sarà pagato 50 dollari.
- Gawker: i nuovi collaboratori saranno pagati un fisso di 1.500 dollari al mese fino a 300mila visitatori unici e poi, superati i 300mila visitatori, saranno pagati cinque dollari per mille visitatori unici. Fino a un massimo di seimila dollari.
Come ricorda Carr, è opportuno tenere sempre a mente che “non sempre quello che è popolare è anche rilevante. Ma anche ignorare del tutto quello che coinvolge i lettori è un sentiero spianato verso l’irrilevanza”.