Intelligenza artificiale e licenziamenti, quel pericoloso binomio che avanza… anche con Facebook
Non sono qui per affermare che l’intelligenza artificiale porterà a colossali licenziamenti di massa. Affermazione del resto verosimile, almeno in prospettiva. Quello che nel titolo di questo articolo voglio, invece, sottolineare è il mio personale – ma ritengo condiviso – timore: si sta per l’ennesima volta costruendo un paradigma di terrore che serve ancora di più a snaturare e rovinare il rapporto tra le masse e i flussi di un’evoluzione tecnologica, in questo caso necessaria. Sì, perché attorno a uno strumento come l’intelligenza artificiale, che poco si conosce ma tanto si usa, si sta alzando nuovamente il pericolosissimo muro della diffidenza. E ci si serve di mattoni ormai noti: la paura e l’ignoranza.
Ultimo episodio in ordine di tempo, l’annuncio di Zuckerberg attraverso un post, manco a dirlo su Facebook. Nello specifico il gruppo Meta (Facebook, Instagram e Whatsapp) ha annunciato che licenzierà altri diecimila dipendenti su un organico di poco meno di 80mila persone. Il delirio di commenti e reazioni.
Intelligenza artificiale e licenziamenti
Nel post viene tirata in ballo l’intelligenza artificiale. Ed è questo l’argomento utilizzato da alcuni come grilletto per sparare contro l’avanza della stessa AI. Abbiamo già con la chat di OpenAI letto e assistito a un ampio dibattito su come questo strumento possa agevolare attività lavorative ordinarie, sgravando o, se preferite, sostituendo lavoratrici e lavoratori.
Adesso è la volta di un colosso che parla di riorganizzazione e ottimizzazione. Una mossa che, in parte, sembra essere studiata anche ai fini societari e che potrebbe puntare pure a ridare fiducia agli azionisti che vedrebbero di buon occhio i margini di un ulteriore di risparmio dai mega tagli.
Il problema è che non si deve vedere l’intelligenza artificiale come il nemico da combattere. Di fronte ai venti del cambiamento non paga il costruire muri ma il realizzare mulini a vento. Serve, sin da subito, lavorare a una nuova visione del mercato del lavoro, tenendo in considerazione le nuove professioni, così come vagliare tutti gli ambiti di applicazione dell’AI per essere lì dove servono competenze e specializzazioni.
Su questo punto dovrebbe muoversi il mondo politico cominciando a ripensare l’istruzione e la formazione: guardando alle competenze digitali e ai meccanismi legati all’automazione. A questo si aggiunge un fronte su cui dovrebbero impegnarsi i governi: più sostegno agli imprenditori. Con meno posti di lavoro tradizionali disponibili, l’imprenditorialità potrebbe diventare un’opzione più percorribile per le persone. Diventano quindi fondamentali finanziamenti, formazione e supporto per aiutare i cittadini a sviluppare le proprie idee di business.
Ultimo aspetto, per nulla secondario e forse alla base di tutto questo discorso, è il reddito di base universale che punti a ridurre la povertà e a fornire alle persone una maggiore sicurezza finanziaria. Il caposaldo della jobless society cui ci stiamo avviando molto velocemente.
Image by Gerd Altmann from Pixabay