“Potenziamento delle componenti del digital advertising e dei ricavi da edicola digitale attraverso il programmatic advertising“. Questa frase, nei prossimi mesi, potrebbe diventare un mantra per molte imprese editoriali che stanno cercando di venir fuori da una situazione drammatica. Si fanno i conti con affari altalentani tra un settore e l’altro. La carta stampata, secondo i dati Ads rielaborati da Prima Comunicazione, continua quel suo crollo vertiginoso sul fronte delle vendite. Un fenomeno diffuso sia in ambito nazionale che locale. Unico esempio in controtendenza è Avvenire, ma qui siamo di fronte ad un caso parte che è stato comunque analizzato nei giorni scorsi da Lettera43.
Dammi un punto d’appoggio
e ti solleverò il mondo
Ad averne un ritorno positivo sono sia l’inserzionista che i publisher. Se, infatti, da una parte grazie a questo meccanismo automatico chi vuole fare pubblicità non è costretto ad acquistare grossi quantitativi di impression e senza profilazione alcuna ma può indirizzarsi a target molto definiti, dall’altro i publisher dispongono di una nuova fonte di guadagno oltre al fatto di potere vendere di più anche spazi apparentemente invendibili. A muoversi in questo senso è il gruppo Class, che, come si legge su Engage.it, punta così controbilanciare la stasi del mercato pubblicitario tradizionale.
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