Università di Palermo e Younipa Soli all’improvviso?

La storia merita di essere narrata al di là del cortile mediatico che si è scatenato nelle ultime ore. Cortile fatto di interventi faziosi e partigiani, ma che denota comunque alcune criticità di un certo sistema, quello della pubblica amministrazione in questo caso, che non possono essere ignorate. Anzi, possono fare anche scuola. Ma andiamo alla notizia: il blog ufficiale dell’università di Palermo non è più ufficiale. L’Ateneo non ha rinnovato il contratto con chi, fino a quel momento, lo aveva gestito inizialmente a titolo gratuito. Lo si legge sullo stesso blog, oggi in mano Tony Siino:

“Alla naturale scadenza del contratto a titolo gratuito di questo blog nessuno sforzo è stato fatto da parte dell’Ateneo per cercare di dare seguito a un duro lavoro che ha riguardato non soltanto il blog ma anche i social media, che erano stati messi a disposizione di Unipa contribuendo certamente al raggiungimento del primo posto in Italia per la Comunicazione web tra i mega atenei. Presumo che tutto l’asset dei social media di Unipa ripartirà pressoché da zero, una scelta incomprensibile dato che vengono lasciati indietro circa centomila potenziali contatti tra i vari social“.

E c’è una notizia nella notizia: l’università dovrà ripartire da zero anche con i diversi account social (facebook, twitter, instagram…). Account che sarebbero stati messi a disposizione dell’Ateneo sempre nell’ambito del progetto Younipa. Almeno questo si apprende dal blogger Siino. Ma cosa succede nei fatti? Centinaia, se non migliaia di persone, che avevano linkato l’università di Palermo nel curriculum o nel semplice profilo fb, si sono visti all’improvviso linkati la pagina del blog (vedi foto a fianco). Un fatto curioso e con pochi precedenti che potrebbe aprire una pagina assai interessante su accordi e partnership, ma soprattutto sulle modalità di affidamento e gestione dei profili di enti o realtà istituzionali. Al momento la vicenda pare sia affrontata anche su un fronte legale. In un commento, l’account Younipa scrive: “La questione è stata trattata con l’ufficio legale dell’Università”. Di certo c’è che la notizia corre velocemente in rete e coinvolge operatori e giornalisti impegnati sul fronte dei new media. Interviene Francesco Passantino,
ricercatore consulente formatore in Information and Communication Technologies, che sottolinea sul suo profilo la vicenda relativa agli account social:

Se li ha gestiti e fatti crescere, lo ha fatto in qualità di operatore incaricato, non di proprietario. Lo ha fatto utilizzando nome e logo registrati dall’Università di Palermo. Gli indirizzi Twitter, Facebook, Snapchat ed Instagram sono “unipait”: il dominio ufficiale, registrato dall’Università nel 1996. Se ha ottenuto risultati è stato perché le persone hanno messo un like, un follow oppure un link ad un mezzo di comunicazione che credevano che fosse di proprietà dell’Università di Palermo“.

Tra i quotidiani che sentono “le due campane” c’è Meridionews che in un articolo di Andrea Turco chiama in causa l’Ateneo ascoltando la portavoce del rettore Eva Ferra che replica alle osservazioni di Siino rispondendo: “In tutti gli atenei la comunicazione viene gestita dall’interno“. C’è poi un’analisi interessante che fa il collega Gery Palazzotto sul suo blog

[…] Mollare un patrimonio di followers, di utenti fidelizzati, di curiosi in cerca di curiosità per un’istituzione come un’università è un delitto contro l’innovazione.
Non piace il prodotto? Si cambia. Non piace il gestore del prodotto? Ci si accorda e si cambia (lì ci sono aspetti contrattuali da suicidio istituzionale, basta leggere il bando originario del blog – trovate qualche indizio nel link precedente, parte finale). Ma non si può trascurare il ruolo cruciale di un blog ufficiale per un’istituzione che vive di e tra giovani. Scherziamo? 
[…]”.

Il giornalista Riccardo Vescovo, sempre su Facebook, pone l’accento su un altro aspetto: quello della gratuità degli incarichi nella pubblica amministrazione:

“C’è un equivoco di fondo in tutta questa storia. È inammissibile proporre un contratto a titolo gratuito presso una pubblica amministrazione, perché a mio avviso taglia fuori quei professionisti che partecipando e iniziando a lavorare non avrebbero avuto altro sostentamento. Poi per carità, il risultato di Siino è stato eccellente e sulla vicenda non entro nel merito, ma ci sono principi sacri della pubblica amministrazione che se vengono violati a mio avviso creano gravi storture”

Nella home dell’Università sino ad oggi nessun comunicato o nota ufficiale. Solo il cambio repentino degli account nella barra social. Non entrando, almeno nell’immediato, nel merito della vicenda Siino-Unipa (occorre leggere con attenzione gli accordi e il bando), resta da sottolineare che un fatto del genere espone, almeno sotto il profilo dell’immagine, l’università della quinta città d’Italia. C’è stata disattenzione, ingenuità, imperizia…? E’ ancora presto per dirlo. Di certo siamo di fronte ad una pagina davvero curiosa.

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