Robot journalism, solo per poterne parlare

Già da un paio di anni Associated Press ha iniziato ad automatizzare la produzione di articoli sui risultati economici delle aziende. Ci sono in pratica algoritmi che permettono di scrivere automaticamente notizie a partire da dati strutturati.

E questo meccanismo può essere esteso ad un certo tipo di notizie come incontri sportivi, determinate storie legate alla criminalità, fenomeni sismici o controllo dello smog. In poche parole articoli che vengono basati sui fatti di routine e che fanno riferimento a dati affidabili, strutturati e precisi.
E’ il robot journalism. Qui trovate una interessante guida: Guide to automate journalism. La novità che viene oggi pubblicata dall’Osservatorio europeo di giornalismo (Ejo), è il risultato di uno studio recentemente pubblicato su Journalism:
“Abbiamo analizzato il modo in cui i lettori percepiscono le notizie generate dai “robot”. In particolare, abbiamo studiato come le persone valutino la qualità di queste news rispetto a quelle scritte dagli esseri umani”.
Le persone hanno complessivamente preferito leggere gli articoli scritti dagli umani, piuttosto che quelli generati da computer. Sul piano dei contenuti, tuttavia, sono stati valutati meglio, in termini di credibilità, gli articoli automatizzati. Un’analisi più completa di questa ricerca la trovate qui.
Nel 2014 di questo fenomeno se ne è occupato anche Gianroberto Casaleggio nel blog di Beppe Grillo. Veniva evidenziata l’importanza dell’utilizzo di programmi di content management che combinano intelligenza artificiale, analisi di dati e programmi ad apprendimento continuo. Un “miscuglio” che produce “contenuti non distinguibili da quelli scritti da un giornalista”.
“Da alcuni anni – si legge nel blog di Grillo – la crescita esplosiva dei Big Data ha reso obbligatoria l’estrazione e la validazione dei dati da parte di algoritmi e programmi specializzati, impossibile per un essere umano per la quantità enorme dei dati prodotti continuamente”. Nel suo post, Casaleggio conclude così:

In futuro come in Highlander il numero di giornalisti diminuirà, ma crescerà la qualità dei superstiti. Già oggi i lettori on line cercano gli opinionisti di cui si fidano direttamente sui loro Facebook che spesso fanno numeri superiori alla testata on line che li ospita. Un futuro con meno giornalisti, ma credibili e senza testate e ed editori. I giornali non gli serviranno più“.

Preferisco, personalmente, essere cauto su più fronti. A partire da un possibile attacco frontale alla robotica e all’alone di disumanizzazione della professione. Penso che dal rendere automatizzato un circuito, si possa trarre anche qualche beneficio. A cominciare da una rivalutazione concreta della tanto vituperata figura del reporter, oggi merce assai rara all’interno delle redazioni. Ruolo, quello del reporter, che spesso viene relegato al mondo dei collaboratori esterni. L’automatizzazione potrebbe rendere il cronista indispensabile per il suo apporto ragionato ma anche per la capacità d’analisi. Ma occorre del tempo. Molto tempo? Voi che ne pensate?
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