Mercato dell’informazione, dallo smartphone la rinascita?

Al banco degli imputati facciamo spesso accomodare Internet. Eppure nel processo che vede come vittima l’Informazione e il mercato editoriale sarebbe opportuno che tutti gli addetti ai lavori facessero ammissione di tante colpe, piccole o grandi che siano. 
Sul futuro dei giornali ci sono diversi fattori che intervengono, giocando un ruolo spesso fondamentale: ci sono difficoltà concrete che il mercato pubblicitario incontra (e negli inserzionisti, e negli strumenti da offrire),  ci sono cambiamenti culturali che coinvolgono direttamente la professione giornalistica. L’adeguamento alle nuove logiche dettate dalla Rete impone un lavoro più serrato, anche sulla stessa cronaca. Ci sono condizioni e trattamenti economici assai diversi tra gli stessi operatori dell’informazione, spesso, inversamente proporzionali all’impegno e alle prestazioni erogate: chi fa tanto e bene guadagna poco, chi fa poco e male guadagna tanto
Il bello, in tutta questa vicenda, è che nessuno ha una soluzione o un manuale d’istruzioni per venirne fuori. In questo momento storico ci si arrampica su sistemi e paradigmi spesso surreali. Si forniscono esempi e modelli vincenti ma spesso decontestualizzati.
Forse basterebbe partire da una considerazione: lo smartphone è oggi una protesi artificiale dell’uomo che lo rende interconnesso al globale e in grado di comunicare sul locale. E’ uno strumento che sta di fatto cambiando molti aspetti: dalla sociologia alla psicologia, dall’economia alla filosofia stessa che sta alla base della nostra società. Quanto e come è cambiata, quindi, la fruizione dell’informazione grazie a questo strumento? Il prodotto informazione va rilanciato anche – ma non esclusivamente – alla luce della risposta che diamo a questa domanda. Una risposta che lo stesso mercato editoriale attende, mentre arranca e si piange addosso. 
Ma anche questa, forse, è solo un’ipotesi.

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