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#Digit15, abbattere il muro tra digitale e analogico

 

Smettiamo di sforzarci di adattare i modelli analogici al nuovo mondo digitale, non funzionano e ogni sforzo in più rappresenta solo risorse buttate e posti di lavoro che si perdono. Facciamo un bel respiro profondo e apriamoci al cambiamento, accettando di vedere quello che abbiamo ben presente sotto il nostro naso oramai da più di 20 anni, ma che preferiamo ignorare. Forse per pigrazia, per convenienza, per miopia?

C’è anche questa riflessione alla base della nuova edizione di #Digit, la manifestazione che Lsdi organizza oramai da 4 anni. Una kermesse sul giornalismo e l’editoria digitale che quest’anno a Prato punta a “tagliare l’ultimo nastro, abbattere il fragile ma imponente diaframma ancora rimasto fra i due mondi: analogico e digitale; e con il coraggio dei folli abbiamo costruito tutta la kermesse digit15 sull’ipotesi che l’evoluzione tecnologica non sia la chiave di lettura, o almeno non l’unica chiave di lettura possibile, per interpretare la rivoluzione in corso, ma che sia necessario uno sforzo di comprensione maggiore per aprirsi ad una rinnovata cultura delle cose e delle persone in epoca digitale“.
“Il giornalismo – scrivono gli organizzatori – è, a nostro avviso, una delle risorse principali, per ‘stare nel cambiamento’. Professione di frontiera, che ben lungi da essere in crisi o vecchia e obsoleta, come molte cassandre miopi hanno preconizzato, funge da collante culturale alla comprensione reale del cambiamento in atto. In un mondo, quello odierno, in cui chiunque può trasformarsi in una fonte e poi in un’emittente, e raccontare e influenzare e orientare i comportamenti degli altri (come facevano i mass media nell’epoca precedente?); la professione giornalistica è ancora più necessaria, oserei dire indispensabile, a distinguere il vero dal falso, a far pulizia nella mole enorme e indifferenziata di fatti, opinioni, suggestioni, frottole e ciarpame che circola ogni secondo online, a organizzare le persone, meglio sarebbe dire le community, durante le emergenze, nelle reali situazioni di pericolo e indirizzarle verso le ‘uscite di sicurezza‘ per scongiurare il disastro imminente.

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