Carta stampata e… da leggere
Ovvero come riuscire ad attraversare il mare del cambiamento
Oh, tenera carta stampata. In principio furono i lenzuoli a nove colonne. Distesi davanti al petto, erano il segno evidente che chi li sosteneva con le due mani stava compiendo quel rito quotidiano conosciuto come preghiera laica del cittadino. Le braccia leggermente piegate e quelle scosse alterne per tenere in piedi le estremità in alto delle pagine, scandivano il tempo della lettura. Poi ci fu l’avvento del modello tabloid. E così la lettura divenne più agile e il quotidiano facilmente sostenibile e più “trasportabile“. Dalla forma si è passati al contenuto. Dal dominio delle colonne fitte di parole si è passati a foto ampie. Addirittura, in una certa fase, predominanti rispetto al testo. Poi è stata la volta dei grafici, oggi mutati in infografiche. Tutto questo sotto l’occhio sempre meno attento del fruitore finale: il lettore.
E’ vero: tutti siamo dotti, medici e sapienti quando è ora di dispensare consigli. Tuttavia in certi ambiti nessuno può dire cosa sia giusto o meno. E un minuscolo suggerimento può costituire la chiave di volta. Non c’è al momento una formula magica per poter determinare il successo di una testata giornalistica che popola, sempre con meno copie, gli scaffali polverosi delle sempre più sparute edicole.
La svolta parte dal ritorno al passato
«I giornali di carta resisteranno. Certo, sono destinati a diventare esotici. Un po’ come avere un cavallo. Non si tiene per il trasporto, ma perché è bellissimo. Arriverà qualcuno, vedrà un giornale di carta e dirà: “Wow! Posso provarlo?”».
- L’informazione va pagata. Faccio riferimento all’approfondimento, all’opinione e a tutti i “servizi collegati”. Questi devono essere pagati anche in rete. Se da una parte io come testata autorevole punto a darti una notizia – gratuitamente – macinando tutti sul tempo. Dall’altra ti chiedo di pagare per un approfondimento su quella stessa notizia, sia essa di cronaca, politica, economia, sport… insomma io testata devo diventare nel tempo il riferimento del lettore che può contare sull’immediatezza, sull’autorevolezza, sull’imparzialità e, soprattutto, su firme di professionisti, competenti e specializzati.
- Non possiamo continuare a guardare il dito e non la luna. Ci troviamo nel pieno di un cambiamento epocale che sposterà tutto su supporti digitali. La carta stampata andrà quindi verso un quasi definitivo esaurimento. Inutile fare l’Hiroo Onoda, l’ultimo giapponese, del giornalismo cartaceo. Il passaggio è segnato dall’avanzamento tecnologico e dai conseguenti mutamenti sociali. Negarli sarebbe un nonsense privo di ironia.