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Tutte quelle App che risucchiano i dati dai nostri telefonini

E’ entrata di diritto tra le app dell’estate 2017. Un’applicazione tanto stupida quanto poco innocua. Parliamo di Sarahah, l’app che permette di mandare messaggi anonimi agli iscritti. Creata da Zain al-Abidin Tawfiq, un giovane saudita di 29 anni, ha fatto il record di download (al momento se ne contano 10 milioni). Parliamo di un fenomeno che, tuttavia, non è inedito. Servizi simili sono già presenti: Ask.fm, Yik Yak e Whisper. Su PlayStore Sarahah viene definita un’applicazione utile alla «critica costruttiva» e se ne raccomanda l’uso sotto «la supervisione dei genitori». Pier Luca Santoro di Data Media Hub ne aveva tracciato il ciclo di vita.


www.datamediahub.it
Eppure oggi di Sarahah se ne torna a parlare. Il motivo è presto detto: dati e privacy.  A dare notizia di un possibile “risucchio” di informazioni è la rivista specializzata The Intercept. L’articolo evidenzia che questa applicazione sia sui sistemi Android che iOS caricherebbe i dati personali dell’utente. Su Wired viene citato il creatore di Sarahah che si sarebbe a sua volta difeso sostenendo che il caricamento dei dati sarebbe servito a segnalare l’app ai propri amici, “anche se in realtà questa funzione non è mai stata implementata“, sottolineano su Wired.
Ma non sarebbe la prima applicazione a esercitare una funzione simile. Tra App Store e Google Play Store sono centinaia le app/giochi che richiedono, anche in modo molto palese, l’accesso alla nostra rubrica, alle cartelle, ai file (non solo fotografici e video)… Insomma, tante belle cose che con un solo colpo di click accettiamo vista la gratuità di un’eventuale applicazione molto in voga, divertente o curiosa. In ballo c’è comunque la nostra privacy. Per fare un esempio: tra le app torcia” ci sono quelle che chiedono alcuni permessi davvero particolari. Cose che insomma qualche interrogativo dovrebbero farlo nascere in chi si appresta a cliccare il suo ok al download. Si chiede, ad esempio, di autorizzare l’accesso ad informazioni personali e riservate del dispositivo, al controllo degli spostamenti grazie a Gps e rete cellulare, l’accesso alla fotocamera e alle sue funzioni. Ma anche un’autorizzazione alla lettura, scrittura e cancellazione di file. Per arrivare alla rubrica e ai sistemi di mail e messaggistica. Tutto questo per una torcia?
Ovviamente è un esempio. Ma a quante altre applicazioni o giochi abbiamo dato già il nostro ok senza porci tanti problemi? Non basta che ci pedini già Google?

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