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Occhio ai soldi facili: si scrive Money Muling, si legge riciclaggio

Un argomento tanto delicato quanto sottovalutato. E che spesso porta anche al blocco del conto bancario, oltre alle possibili denunce. Parliamo oggi di Money Muling. Buona parte delle frodi informatiche e delle campagne di phishing è finalizzata alla sottrazione illecita di denaro. Ma che fine fanno queste somme? Incassarle nell’immediato renderebbe fin troppo facile il lavoro degli investigatori. Ed ecco che entra in gioco questo famigerato meccanismo che altro non fa che seguire la logica del riciclaggio. Chi ruba soldi attraverso pratiche fraudolente si serve di persone, spesso ignare dell’illegalità delle pratiche, che vengono reclutate con vari espedienti e sono denominate per l’appunto money mules. Grazie a questi “muli” i criminali riescono a far apparire i profitti come leciti. In pratica i money mules concedono la propria identità per l’apertura di nuovi conti correnti. Su questi conti  viene versato il denaro ricavato dalle frodi informatiche. Le somme sono così trasferite sui conti bancari dei criminali dagli stessi mule, che vengono poi retribuiti per l’attività svolta con delle provvigioni. Il reclutamento avviene attraverso annunci online, offerte di lavoro apparentemente normali, social media o contatti diretti. I muli molte volte sono delle vittime, ma al tempo stesso favoriscono questi illeciti, diventando complici dei criminali.
Lo scorso novembre la polizia ha condotto un’operazione incentrata proprio sul contrasto al fenomeno dei “money mules”: primi destinatari delle somme provenienti da frodi informatiche e campagne di phishing. Sono stati identificati 65 money mules di cui 12 arrestati e 28 denunciati; 66 sono state le transazioni fraudolente, per un totale di circa 1 milione e mezzo di euro di cui 1 milione recuperato. Sempre la polizia postale ha realizzato un video che bene spiega questo meccanismo e i rischi che si corrono.
 #dontbeamule

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