apertura

Intercettazioni e giornalisti, una questione aperta

Mediamente una persona dispone di più utenze telefoniche e in certi casi anche di telefonini. A livello globale viene rilevato il possesso di 1,7 telefoni a testa. Questo in un contesto – tecnologico e sociale – che vede il flusso di comunicazione spostarsi sulle principali piattaforme digitali come Whatsapp, Telegram… Insomma non si utilizza più la tradizionale chiamata per comunicare. Siamo in presenza oggi di protocolli informatici che di fatto rendono protette le conversazioni creando non poche difficoltà al lavoro d’indagine e, in particolare, di intercettazione. Questi alcuni dati emersi nel corso di un evento formativo in Diritto penale dal titolo: “Intercettazioni… queste sconosciute!“, organizzato dall’Aiga in collaborazione con l’Associazione nazionale esperti Scienze forensi.  Sono intervenuti Lucia Parlato, professore associato di Diritto processuale penale dell’Università di Palermo, Luca Battinieri, pubblico ministero della procura di Palermo, Ignazio Tulumello, rappresentante dell’Associazione nazionale esperti Scienze forensi e Carolina Varchi, vice presidente dell’Aiga, sezione di Palermo.

Dalla necessità di interventi normativi ai punti critici e i sospetti che aleggiano attorno ad uno strumento investigativo che si continua a considerare indispensabile. Durante la mattinata, nell’auletta Luca Crescente della Procura della Repubblica (palazzina M), si sono alternate relazioni  che hanno evidenziato il ruolo delle intercettazioni nel lavoro di indagine, l’impianto normativo e, al contempo, sono comunque emerse le criticità. Si è poi fatto il punto sulle apparecchiature utilizzate per le intercettazioni e il salto compiuto negli ultimi 30 anni è davvero impressionante. Tra i temi affrontati, non poteva mancare quello legato al giornalismo e alla diffusione delle intercettazioni. Tema molto sentito dall’opinione pubblica. Non è un caso, ad esempio, che anche per il click baiting c’è chi ricorre a titoli farlocchi che promettono stralci interi di intercettazioni. Una volta dentro l’articolo ci si accorge che c’è poco o nulla di quanto promesso. E’ bene comunque ricordare cosa recita il codice penale art. 684: “Chiunque pubblica, in tutto o in parte, anche per riassunto o a guisa d’informazione, atti o documenti di un procedimento penale, di cui sia vietata per legge la pubblicazione, è punito con l’arresto fino a trenta giorni o con l’ammenda da euro 51 a euro 258”. L’intercettazione, disposta dal pubblico ministero su autorizzazione del giudice per le indagini preliminari, una volta eseguita viene trascritta e depositata presso la segreteria del pm, è a disposizione delle parti e dei difensori. E qui che l’intercettazione cessa di essere coperta da segreto e il relativo contenuto può finire nelle mani del cronista, il quale è libero di considerarla notizia. Ovviamente non tutto va pubblicato. I giornalisti devono sempre fare riferimento all’interesse pubblico della notizia, il rispetto della privacy e tutela dei non indagati. Su Difesa dell’Informazione è possibile trovare un’ampia riflessione e approfondimento sul tema con diversi riferimenti rispetto a quanto evidenziato dal Garante per la privacy.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Shares