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Vi ricordate l’ultima lezione di Manlio Sgalambro ai giornalisti?

La scorsa settimana ho avuto un incontro con gli studenti del liceo scientifico Cannizzaro di Palermo nell’ambito del progetto alternanza scuola-lavoro. Una lezione sul giornalismo digitale e sulle frontiere dell’informazione che si muove tra reale e virtuale. Una dimensione il cui approccio con le nuove generazioni diviene, per certi versi, semplice e immediato. Conoscono le piattaforme social, utilizzano il web con una piena padronanza degli strumenti offerti per la navigazione. Smartphone, tablet o pc sono un prolungamento per nulla accidentale delle loro attività e delle loro relazioni. Insomma parliamo di millennials, di nativi digitali. Un po’ meno facile è tuttavia trovare validi esempi da presentare sul fronte del giornalismo digitale. In questo incontro siamo partiti dall’analisi del newsfeed di Facebook per arrivare all’approccio con le fonti primarie e secondarie. Tutto questo senza dimenticare una delle peculiarità della rete: il copia e incolla selvaggio. E su questo punto, in particolare, ho portato un esempio che, tra l’amarezza e l’ironia, mi ha molto colpito: la morte di Manlio Sgalambro. Parliamo del filosofo che negli ultimi anni ha scritto con Franco Battiato dei brani che sono entrati a pieno titolo nella storia della musica leggera (…) italiana. Per colui che “il nascere e il morire sono i due momenti unicamente reali, il resto è sogno interrotto da qualche insignificante sprazzo di veglia”, sarà apparso davvero un simpatico scherzo del destino “leggere” sui giornali…

Quello che vedete nell’immagine è lo screenshot di una parte dell’articolo pubblicato sulla morte del filosofo sul sito del Corriere della Sera. E come il Corriere anche altri quotidiani nazionali e locali hanno scritto di Sgalambro come il paroliere anche di famose canzoni per bambini come “Madama Dorè” e “Fra Martino Campanaro”. L’ennesimo scivolone su Wikipedia e sulle frasi trappola aggiunte all’ultimo momento. Wikipedia  è divenuta nel tempo – e per certi versi anche con i giusti meriti – un punto di riferimento per tantissimi utenti. L’aspetto austero e le rigide regole per l’aggiornamento delle voci conferiscono una solennità a questa enciclopedia virtuale che difficilmente l’utente comune osa mettere in discussione. Ma le cose stanno diversamente. Ci sono citazioni o riferimenti che, nonostante un’attenta community, riescono comunque a sfuggire al controllo, mandando in tilt pure il circuito dell’informazione. Un’informazione tuttavia sempre meno specializzata. O meglio, sempre più specializzata nel copia&incolla. A segnalare lo scivolone anche Gigio Rancilio di Avvenire che firma un pezzo dal titolo “Sulla morte di Manlio Sgalambro Wikipedia manda in tilt i mass media”. Si legge nell’articolo:

Povero Manlio Sgalambro. Povera Wikipedia. E poveri giornalisti. Appena saputo della morte del filosofo, moltissime testate hanno pubblicato online articoli dove si sottolineava che oltre ad avere scritto brani per Franco Battiato come «La cura», «è anche l’autore del testo di canzoni per bambini, come Madama Dorè, Fra Martino campanaro, Il merlo ha perso il becco». Una frase completamente inventata, copiata di sana pianta dalla scheda di Wikipedia dedicata a Sgalambro. Fra Martino Campanaro è un brano francese del 1780 (circa) e Il merlo ha perso il becco una canzone popolare veneta di qualche decennio dopo. Il problema è che quel frammento di frase era verosimile. Così il sistema dei media è caduto ancora una volta… (prosegue qui)

Insomma, un episodio che deve far tanto riflettere la categoria. Quoto in questo senso quanto ha postato su facebook la collega Rosa Maria Di Natale: Sgalambro ci avrebbe riso sopra. Io, invece, mi vergogno.

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