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Giornalisti e professione in via d’estinzione Espedienti per evitare il naufragio/1

di Giovanni Villino
Siamo entrati, da circa vent’anni, nell’epoca della disintermediazione. Ogni cittadino/utente grazie ad Internet è adesso in grado di contattare e trattare con fonti e realtà in modo diretto. Cominciano, insomma, a venir meno alcune figure, per l’appunto, intermedie. Per rimanere nell’ambito editoriale,  immaginiamo gli agenti pubblicitari di fronte ad un meccanismo come quello del Programmatic adverstising, ancora considerato da molti come l’outlet della pubblicità ma destinato a crescere e a destrutturare realtà oggi consolidate. E tra queste figure proiettate verso una lenta scomparsa dalla scena, c’è chi vuole inserire anche quella del giornalista che viene definita una professione in via d’estinzione. Ma le cose stanno esattamente all’opposto di quello che si vuole far credere. Il fatto che un mercato editoriale annaspi in mezzo ad un mare tumultuoso come quello della crisi, non vuol dire che chi è a bordo di queste imbarcazioni sia inadatto o desinato al naufragio. Né una scialuppa di salvataggio costituisce una garanzia per la sopravvivenza. Bisogna pensare a nuove competenze e specializzazioni, mollare – insomma – i remi e utilizzare gli strumenti che la tecnologia oggi offre per la navigazione. C’è un mondo che si trova dentro ad un cambiamento epocale di cui ignora gli effetti a lungo termine.

Oggi viviamo in una società che usufruisce di strumenti e mezzi diversi rispetto al passato, anche nelle modalità. L’avvento della smart tv ha cominciato anche a rivoluzionare l’uso stesso del piccolo schermo, sempre più connesso e meno generalista. Per fare qualche esempio sulla fruizione: la televisione continua ad avere un pubblico sostanzialmente coincidente con la totalità della popolazione (il 97,5% degli italiani); tengono anche gli ascolti della radio, con una utenza complessiva pari all’83,9% degli italiani; mantengono i propri lettori i settimanali (+1,7%) e i mensili (+3,9%), ma non i libri cartacei; infine la penetrazione di internet aumenta di 2,8 punti percentuali, nell’ultimo anno, e l’utenza della rete tocca un nuovo record, attestandosi al 73,7% degli italiani (e al 95,9% dei giovani under 30). Questi sono alcuni dei dati contenuti nella rilevazione dei consumi mediatici degli italiani nel 2016 del 50° Rapporto Censis. Il monitoraggio evidenzia che di fronte al calo delle vendite dei quotidiani, l’informazione online è in crescita, con una discreta diffusione degli abbonamenti digitali.
In questo panorama occorre puntare molto sulla formazione e sulle competenze. Che unite al lavoro di cucina tipico delle redazioni, può restituire al giornalista un ruolo di primo piano in ogni società democratica.

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