Giornalismomedia

Le bufale in rete e il freno dell’Europa

Sui social network le “bufale” corrono senza sosta: dai video alle notizie, dalle finte esclusive ai quotidiani patacca. Adesso prende la parola il Consiglio d’Europa. A gennaio andrà in discussione nel corso dell’assemblea plenaria il rapporto, presentato dalla senatrice italiana Adele Gambaro (Alde), in cui si domanda ai parlamenti dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa di cominciare a riflettere sull’introduzione di leggi per prevenire la disinformazione e la manipolazione dell’opinione pubblica, introducendo tra l’altro “la possibilità per le forze dell’ordine di tracciare gli utenti che infrangono le leggi” e “riconoscendo il diritto di replica o rimedi simili per correggere rapidamente informazioni false pubblicate online o offline”. La senatrice italiana Adele Gambaro (Alde) è autrice del rapporto dal titolo: “Media online e giornalismo: sfide e responsabilità”. Un documento, approdato al Consiglio d’Europa, in cui si chiedono leggi e meccanismi per combattere la disinformazione e la manipolazione dell’opinione pubblica, sia a livello nazionale che internazionale. Il documento è stato approvato all’unanimità dalla commissione cultura dell’assemblea parlamentare. “La questione delle notizie false messe in circolazione, in particolare attraverso internet, diventa ogni giorno più urgente, e i fatti dimostrano quanto l’argomento sia importante non solo per chi fa politica ma per tutti i cittadini per le ripercussioni che può avere sulla democrazia”, afferma Gambaro. In questi anni sono nati servizi come

il blog di Paolo Attivissimo il giornalista informatico che si definisce “cacciatore di bufale”. 

Le piattaforme, che lo stesso giornalista ha creato, raccolgono le bufale più e meno note. Una sorta di archivio che torna utile periodicamente quando viene condivisa qualche notizia falsa o catene di messaggi privi di fondamento. Su un altro portale invece, Bufale.net c’è un elenco particolare. “Nel 2015 – si legge su Bufale.net – c’è stato un considerevole aumento delle “false testate giornalistiche”, o meglio di quei domini che hanno tratto in inganno molti utenti per via del loro nome facilmente confondibile con le più famose testate giornalistiche. Molte di queste si ritengono “satiriche” anche se, in alcuni casi, non hanno nulla a che vedere con la satira”.

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