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Crisi del cartaceo, siamo sicuri che sia tutta colpa del web? /1

Nel 2014 hanno chiuso 20 testate quotidiane (i 143 quotidiani del 2013 sono diventati 123 alla ne del 2014), le società editrici di quotidiani sono scese, anche loro, di 20 unità (erano 105 nel 2013 mentre ora sono 85). Per effetto domino, hanno chiuso anche 12 Concessionarie di pubblicità (da 80 a 68), sempre in un solo anno.

Questi dati sono contenuti in un’inchiesta di 27 pagine che accompagna l’uscita dell’ultimo numero cartaceo di “New Tabloid”, il trimestrale dell’Odg di Lombardia, scritta a quattro mani da Pier Luca Santoro, project manager del sito DataMediaHub, e Paolo Pozzi, coordinatore della testata.
Le diffusioni dei quotidiani cartacei sono al minimo storico di 3,2 milioni di copie. I periodici sono in crisi nera. Eppure Poste Italiane taglia le agevolazioni tariffarie e sta chiedendo cinque anni di arretrati a centinaia di testate che, così, rischiano di chiudere. E vuole consegnare i quotidiani un giorno sì e un giorno no… Questo è un breve quadro che viene tracciato nel sommario dell’inchiesta dal titolo: “Non solo il web uccide i giornali“.

Ecco cosa devono fronteggiare gli editori:

  • Tariffe postali: anziché agevolare, Poste rincara i prezzi
  • Il network della distribuzione sul territorio è sempre più complicato, per niente flessibile: si mangia il 20% dei ricavi
  • La carta in quattro anni ha visto aumentare i costi del 25% (nel 2011 una tonnellata di carta da quotidiano costava circa 400 euro, ora costa 550), 
  • Gli uomini del marketing editoriale impongono ai lettori abbinamenti improbabili fra una testata e l’altra, facendo aumentare (di poco) i fatturati delle aziende editrici ma crollare le vendite dei giornali
  • L’elevata quota delle rese (il 31% dei giornali stampati e poi resi vanno al macero) e degli omaggi (pari al 3% delle copie)
  • Un mercato pubblicitario “dopato” da decenni e squilibrato a totale favore della televisione a discapito della carta stampata.

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